domenica 9 marzo 2008

Dallo champagne in poi (Bastianich docet)

Dallo champagne in poi questo è un elogio del vino bianco.

Del friulano innanzi tutto, che da qualche anno a questa parte ha cambiato il mio approccio con “il bere”.

Fin dalla tenera età di tredici anni, nell’immancabile appuntamento del pranzo dalla nonna, (una tavolata di buonissime forchette) avevo capito di preferire il bianco al rosso, cosa che poi ho invertito nettamente in altri ambiti.

All’epoca era il prosecco, che mio padre, pioniere della bevuta, andava e va ancora a prendere in Valdobbiadene, con l’amico Emilio ed altri fantomatici personaggi,in clamorosi viaggi della speranza…di tornare.

Poi nei dieci anni successivi ho sperimentato la quantità; ettolitri ed ettolitri di bevande unite a sostanze di ogni genere, nelle avventure con gli amici,nelle avventure con le amiche, ma anche nelle avventure da solo.

Infine eravamo esausti e quell’ ingordigia ha lasciato il posto ad una nuova sensazione, un nuovo piacere… quello che può darti una bottiglia speciale, aperta a tarda serata in enoteca, parlando con amici e fidanzate di ogni sorta di argomenti.

Il passo successivo ti porta alla sperimentazione in cucina, tentare di realizzare un ottimo piatto, tradizionale o ”nouvelle” che sia, con l’unico scopo di poterci abbinare una buona bottiglia.

Ora nel periodo in questione bevevo molto rosso e non è che anche adesso non mi piaccia, ma a poco a poco ho capito che nella mia tavola il vino bianco avrebbe certamente avuto la meglio. Questa egemonia credo abbia origine in un rifugio d’alta montagna, il rifugio Bajon, gestito dal compagno Dino, incredibile personaggio, a metà tra Messner e Bertinotti, che ci ha iniziato ai bianchi friulani:da lì raggiungere la cantina di riferimento è stato un attimo (Az.Ag.”Grappolo D’oro”), ma ancora il bello doveva arrivare, visto che dopo abbiamo conosciuto Corrado del “Localino”, tifoso anche lui dei bianchi friulani, tifoso del vino in generale, simpatizzante della juventus. Grazie a lui abbiamo potuto scoprire cantine come “Ronchi di cialla”, “Gravner”, “Bastianich”, solo per citarne alcune, che producono dei bianchi straordinari, complessi, forti.

Poi sono venute le bollicine. E mi fanno litigare con i miei compagni di bevute. Perché gonfiano, sono très chic, danno una sensazione quasi anfetaminica. Ma io non ci resisto davanti ad un metodo classico di “Marramiero”(Ottenuto con uve trebbiano in Abruzzo) e non resisto neanche di fronte allo champagne, che per tanto tempo ho snobbato ingiustamente. Non mi convinsi a provare gli effetti delle bolle galliche neanche dopo aver letto “I fratelli Karamazof”, anche se mi tentò molto, ma poi, sempre da Corrado abbiamo rimediato anche a questa mia lacuna, ed ho potuto assaggiare alcune riserve eccezionali, e se devo dire quella “botta” un po’ adrenalinica e afrodisiaca a me è piaciuta, quanto quel suo gusto certamente unico.L’unica cosa che non mi è piaciuta è il prezzo, anche se l’estate scorsa andando in camper a Parigi ho potuto fermarmi nella regione dello champagne e scovare piccole cantine dove il consumo di questa bevanda è più accessibile.

Mi fermerò tra poco altrimenti mi ubriaco, ma non prima di invitarvi tutti nel mondo del bianco e delle bolle per queste e centro altre sensazioni, magari leggendo l’ultima chicca di Andre “Rui” Scanzi, “Elogio dell’invecchiamento”.