martedì 19 gennaio 2010

La mamma del tassista



Non è solo l’onestà che colpisce, è la costanza. La costanza nel voler fare a tutti i costi la cosa giusta. Mukul Asudazzaman è un tassista bengalese a New York City. Una pensionata italiana, Felicia, dimentica sulla sua vettura i 21.000 dollari che devono finanziare il viaggio transoceanico dell’intera tribù familiare. Possibilità di rivederli?, domanda affranta alla polizia. Sottozero, signora. Alla fine del turno Mukul trova il tesoro sul sedile posteriore. Conta i soldi dieci volte, perché così tanti non ne ha visti mai. E nel contarli trova un indirizzo di Long Island, ottanta chilometri di tangenziale. Ci torna tre volte, prima di incontrare qualcuno. Ore e ore di vita, e almeno un pieno di benzina. La costanza. Anche nel resistere alle tentazioni.

Finalmente gli aprono. È una parente, alla quale il bengalese - buono sì, mica scemo - non dà i soldi, ma un biglietto per la loro proprietaria: «Non preoccuparti, Felicia, li terrò al sicuro io». Felicia torna a casa e pensa, nell’ordine, a uno scherzo, a un ricatto, a un miracolo. Decide di rischiare e chiama Mukul. Il tassista ripercorre un’altra volta gli ottanta chilometri e consegna i 21.000 dollari all’italiana. Lei ne toglie mille dal mucchio per darli a lui, che li rifiuta e quasi si offende. «Quando avevo cinque anni mia mamma mi disse: sii onesto, lavora sodo e salirai di livello». Poi non va sempre così. Ma di sicuro si sale: se non nella carriera, nella considerazione di se stessi. Grazie alla mamma di Mukul per quel che ha insegnato. E grazie a Mukul per come lo ha imparato.

Massimo Gramellini, La Stampa 14/1/2010

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