martedì 12 gennaio 2010

Piaga Povia




Ormai è un cantante-locusta, che come le bibliche piaghe d’Egitto invade ciclicamente Sanremo. Folgorato sulla via del Darfur, il trentasettenne Povia sarà ancora all’Ariston. Molti ne avrebbero fatto a meno, ma verosimilmente le colpe pregresse del genere umano sono tante. E da qualche parte si deve pur cominciare a espiare.
Un anno fa c’era stata la pentecoste collettiva con Luca era gay, che centrifugava le teorie di Joseph Nicolosi e i patemi di Julien Lowe, il poliziotto di Shield, con un’apertura mentale al cui confronto l’onorevole Binetti è un eteronimo di Giovanna d’Arco. Nel brano, dal testo profondo come il Tanaro in secca, «Luca era gay / Ma ora sta con lei», dimostrando come l’omosessualità sia qualcosa di resettabile con dedizione e dolore (premio il regno dei cieli, o anche soltanto un’ospitata dalla Balivo).
Si apprende ora che Povia, fluttuante come il miglior Capezzone, porterà a Sanremo La verità, canzone pro-eutanasia che parte da una lettera di Eluana Englaro. Nuove e magnifiche sorti progressive ci attendono: così come Luca era gay fu deificata dai teocon, vedremo forse adesso la sinistra appropriarsi del compagno Povia.
Lui dice che è compito dei cantastorie raccontare il presente, per i detrattori è solo uno che cavalca cinicamente la cronaca. Lapidario il suo ex manager, Angelo Carrara: «Troppe cose di cattivo gusto. Si è messo a fare De André, ma non ha spessore». Un po’ come se Neri Parenti si mettesse a fare Kubrick: mancherebbe molto più dello spessore.
Povia è l’involuzione ultima del cantautorato. Un piluccare qua e là, questuando ispirazione dai fatti più morbosi, fino a generare liriche artisticamente impalpabili (a volergli bene) e al contempo massima esposizione mediatica. Dalla canzone d’autore al cronachismo senza spessore. Sei anni fa condannava la bulimia, nel 2005 cantilenava che I bambini fanno ooh (e chi lo ascoltava faceva ronf). Nel 2007, in prima fila al Family Day, sentenziava che i «Dico» avrebbero tolto soldi alle famiglie tradizionali. Venne quindi il vangelo di Luca. E ora la svolta para-bolscevica dell’eutanasia-sì.
Quali saranno le prossime mosse del novello Cristino D’Aveno? Un appello per la liberazione dei nani da giardino? Una tirata sugli stenti del facocero del Corno d’Africa? Un inno per la crisi spirituale degli scimpanzè camerunensi? Frementi e bramosi, attendiamo.

di Andrea Scanzi, La Stampa 28/12/2009

1 commento:

ermanno ha detto...

sigh yawn e ronf!!! e non aggiungo altro tanto sarebbe superfluo