sabato 9 febbraio 2008

Lo sguardo di Otilia


Lo spettatore di 4 mesi 3 settimane 2 giorni è rinchiuso nella claustrofobica e cupa scenografia del film. Mungiu, il bravvissimo regista, piazza spesso la camera fissa di fianco a due attori, così che lo spettatore diventi quasi un testimone reale della scena. Da un tale punto di vista possiamo osservare la Romania del 1987, una provincia di un impero che presenta tutte le crepe del crollo di lì prossimo a venire, ma anche un imbarbarimento della società che non fa presagire un futuro roseo.
Otilia, la protagonista, è però diversa, e in questa miserevole scena tenta di compiere la sua missione, aiutare un'amica, scontrandosi con la dura realtà che la circonda. Compiuta questa, nauseata e sconvolta da quello che ha passato, volgerà la sguardo verso la macchina da presa per guardare ad un mondo diverso, ad una via di fuga. Guarderà verso noi?

Giudizio sintetico: 9 (4+3+2). Morale.

1 commento:

Laura ha detto...

Otilia ci guarda e non solo. Ci chiede di rispettare il suo silenzio, per aiutarla a dimenticare. Partecipa alle situazioni che le stanno capitando ma il suo sguardo è assente, è uno sguardo rivolto all’interiorità e non a una realtà che non può più essere creduta, farsa di fronte a quello che accade e che non dovrà mai più essere raccontato. Ci sono momenti nella vita in cui ci comportiamo in modo diverso da quello che siamo, o meglio da quello che crediamo di essere. Nel suo “momento”, per una giusta causa, è diventata una prostituta, ha venduto il suo corpo per una giusta causa …e non solo. Il film traccia uno spaccato di vita di due donne senza dare nessuna spiegazione alla scelta obbligata che una è costretta a fare e l’altra a sostenere. Ci parla di una società solo attraverso pochi personaggi , poche situazioni, pochi e indimenticabili spazi in una comunità straziata dalla storia e dal cambiamento. Ieri, oggi e domani si fondono in una storia tragica in cui non c’è spazio per l’ironia e che coinvolge una tematica mai superata. Ci invita a riflettere. Vorrei dire a tutti quelli che adesso, in Italia, urlano per modificare la legge 194: volete che le vostre figlie si introducano un sondino ed espellano un feto già formato, come quello che il regista propone insistentemente per dei secondi lunghi come l’eternità , avvolto in uno straccio macchiato di sangue?