martedì 16 dicembre 2008

Una nenia ci seppellirà




Era il 1963. Johnny Cash aveva solo 31 anni, ma la sua discografia contava già 16 album. Il diciassettesimo coincise con The Christmas Spirit. Brani natalizi. Fu un buco nell’acqua. Quarantacinque anni dopo, una cantante italiana tornata in auge grazie a un brano trasversalmente sopravvalutato (Bruci la città), incide un disco analogo: Canzoni per Natale.
Di superfluo non manca nulla: Happy XMas, Oh Happy Days. C’è un duetto con Alessandro Gassman, un vibrante j’accuse sul consumismo («Non so perchè/ questo lusso di cartone/ se razzismo guerra e fame/ ancora uccidono le persone»), la cover di Silent Night. Manca solo l’alberello di Natale allegato al cd (peccato). Nato “da un attacco di voglia di leggerezza”, il disco dovrebbe tra le altre cose trasudare “quella ventata di speranza che è arrivata su tutti noi con la vittoria di Obama”. Uhm.
In condizioni artistiche normali, un disco così sarebbe passato inosservato. Giusto un divertissement. Il tentativo, non si sa quanto imprescindibile, di importare anche in Italia quella tradizione musicale natalizia radicata negli Stati Uniti, da Johnny Cash ad Aretha Franklin. La prova che si può fare bella musica quando meno te l’aspetti, come Lisa Hannigan nella sua versione (quella sì) irrinunciabile di Silent Night nascosta in O di Damien Rice.
Capita però che Canzoni per Natale abbia esordito come disco più scaricato su I-Tunes e stazioni tra i più venduti. Chi lo compra, chi ne è fruitore? Babbo Natale? Le renne? Il pastore del presepe? Le madri italiche, così amorevoli da regalare alla prole cotanto surplus di note diabetiche? Qualcosa, questa leadership, vorrà dire. Forse che in tempi di crisi, e disimpegno ostentato, basta una ninnananna natalizia a dare lenimento. O forse che la musica italiana, e la discografia, sono così alla canna del gas da nascondersi dietro un disco da Zecchino d’oro fuori tempo massimo. Un tempo i big uscivano d’autunno, adesso il vuoto pneumatico della musica italiana non conosce pause.
La penuria quantitativa è acclarata, i pochi che vendono (Jovanotti, Capossela) raccattano tutto il raccattabile con limited edition e vinili da collezione, sperando che qualche feticista sia sopravvissuto alla glaciazione di eMule. E’ però anche un vuoto artistico, qualitativo. Persino le ultime opere di due big veri, Paolo Conte e Ivano Fossati, sono passate quasi inosservate. Anna Tatangelo, sepolta sotto la consueta sindone di fard e coppale, porta avanti la tradizione melodica, che ormai piace solo a Fabrizio Del Noce e Gigi D’Alessio. E Zucchero, un altro dei pochi a vendere, pubblica un pleonastico Live In Italy: peccato che la data scelta non sia stata Cala di Volpe.
Giusy Ferreri, con le sue adenoidi bulimiche, canta che “a novembre la città si spense in un istante”, non sapendo che a essersi spenta è l’ispirazione. Lo sanno forse i Negrita, evaporati anzitempo in una nuvola rossa (parafrasando il mai troppo compianto De André) di narcisismo e note facili. Lo sa (ma finge di non saperlo) Franco Battiato, che tra una deificazione di Fabio Fazio e l’altra continua a sfornare cover seriali di squisita bruttezza.
Si dice che l’artista ricorra alla cover quando di suo non ha più molto da dire, vedi anche alla voce Mango: se è vero, nessuno è più recidivo del guru etneo. Ha appena esalato il terzo capitolo dei suoi Fleurs, anche se l’ultimo tassello è intitolato “2”, uscito dopo il “3” tanto per dare all’operazione un surplus di superficialità geniale.
Chi si salva? Vinicio Capossela, struggente nel suo Da solo. Qualche cane sciolto (Vasco Brondi). Il resto è tifo: chi tiene Ligabue, chi Vasco, chi Ferro. Chi Mannoia, in tutti i sensi.
E’ un gelido dicembre del nostro scontento, scaldato dai fuochi fatui di una Irene Grandi in salsa post-Cristina D’Avena. Grandi dischi si scorgono all’orizzonte. Roberto Vecchioni ricanterà Barbapapà in chiave acid jazz. Laura Pausini inciderà un concept album heavy metal col Piccolo Coro dell’Antoniano. E Memo Remigi rileggerà gli Inti Illimani. Comunque vada, sarà un successo

di Andrea Scanzi

9 commenti:

ermanno ha detto...

SIGH!!!!!

lobo ha detto...

andrea scanzi è un ragazzo un pò confuso come del resto la sua biografia che saltella fra beppe grillo e van basten la guida sui vini ivano fossati ecc. ma il massimo è stato vederlo in una trasmissione sportiva con ciccio graziani, serse cosmi augusto de megni ha fare il giochino chi butteresti dalla torre la mondini o vianello mughini o abbatantuono........almeno la tatangelo è bona..........doppio SIGH

Enrico ha detto...

andrea scanzi è di arezzo, è già forse basterebbe questo... ed è comunque un paraculo, come tutti i giornalisti (vero lobo?)... di sicuro è però una persona a cui mi accumunano molte passioni (villeneuve, il tennis, gli alice in chains, il portogallo per esempio) ed ovviamente molte altre no. Probabilmente è anche uno dei pochi che riesce a scrivere su un quotidiano nazionale come la stampa di torino (che se non mi ricordo male piaceva a qualcuno dei blobberisti...) recensioni cattive su gli intoccabili della musica italiana... e forse già questo basterebbe per la sufficienza vista la mediocrità del resto dei quotidiani... altrimenti che cosa vi devo dire beccatevi mario luzzato fegiz con tanti auguri.

lobo ha detto...

il fatto che abiti in una città morta gli dà molti alibi. ma più che paraculo lo chiamerei prezzemolino della serie basta esserci anche in cesso ma esserci. hai detto bene la stampa piaceva.
personalmente preferisco la mannoia a villeneve meglio un pezzo di battiato che uno stupido rombo di qualsiasi macchina di F1 o rally ecc ecc......poi sinceramente nnleggo le recensioni ne di fegiz scanzi e compagnia bella.

Enrico ha detto...

a me battiato mannoia. E' morto e sepolto da vent'anni e nessuno lo ha avvertito... hai mai visto un suo film??? più potente del valium!!! per il resto vale il discorso del roscio malpelo, cerco di prendere il buono dove c'è, ma ovviamente non è che non vedo il resto.
le recensioni musicali? sono da sempre un lettore di repubblica ( che ormai leggo solo on line) e a volte del manifesto (che mi auguro possa sopravvivere)(liberazione no comment please), ma per quanto riguarda la musica sono abbonato al mucchio dal 1996...

lobo ha detto...

ok nn siamo in democrazia ma qualche cosa si può dire tanto nn nuoce nessuno come diceva un vecchio qualsiasi cosa fai nn riesci mai ha rompere il cazzo fino che vorresti. bah io le ultime recensioni le ho lette su frigidare, re nudo ecc...tutta preistoria. ma attualmente leggere quotidiani è forse peggio di ascoltare battiato poi on line brrrr. mi piace ancora sentire il suono della carta un mucchio

ermanno ha detto...

comunque arcordateve che le recensioni vanno a gusto e non ci può essere obbiettività!!! un giornalista amante del pop vi farà una recensione straordinaria dell'ultimo di madonna!!! la miglior cosa e sempre quello de ascoltà le varie proposte e comprare a seconda del proprio giudizio e non perchè lo dice tizio e caio!!! A proposito di Scanzi...và detto che ha fortemente criticato la reunion dei Guns.... ma diamo a cesare quel che è di cesare.... a parte il cantante tutti gli altri hanno rifiutato....beh, quando si critica bisognerebbe non omettere particolari così importanti!!!!

Enrico ha detto...

i guns????? "non si esce vivi dagli anno 80....non si esce vivi dagli anni 800..."

ermanno ha detto...

per carità..........lungi da loro.....era solo per precisare che non si può tacciare un gruppo di seguire la moda delle reunion quando tutti i componenti escluso uno si sono dissociati!!!! in una critica non si può omettere quello che conviene.......