L’elenco è lunghissimo, e non proprio politicamente corretto: sono obsoleti i gettoni, le enciclopedie, l'autostop, i peli, la tristezza. E ancora, le segreterie telefoniche, i francobolli, le chiavi d'albergo, i grossi stereo portatili, il buchi nelle calze.
«Obsolete: An Encyclopedia of once-common Things passing us by» (Fuorimoda: un’enciclopedia di oggetti comuni che scompaiono) è un viaggio curioso tra mode tramontate e tecnologie sorpassate. Anna Jane Grossman racconta il passato prossimo con ironia lieve, aiutata anche dalle belle illustrazioni di James Gulliver Hancock. Del modem, ad esempio, scrive: «Cominciava con un motivetto grazioso, poi arrivavano i bip del telefono, quindi altri bip più lunghi in risposta, e un fruscio. Ancora fruscio... poi il computer si lamentava come se tossisse. Funzionerà stavolta? Agonia, estasi, e finalmente una nuova mail. Sono entrata nel futuro».
Il tempo che passa
Obsoleto è ciò che è stato solito, comune, che abbiamo dato per scontato. E poi è passato: un oggetto, un modo di dire. E' finita l’era dell'«attimino», tramonterà anche quella dell'«assolutamente sì». Ma è scomparso anche il salumiere, sostituito da supermercati sempre più piccoli e più diffusi. Resistono invece le sartine, per orli e aggiustamenti, ma in casa ormai nessuno rammenda le calze bucate. Sono rimasti in pochi a scrivere lettere vere, di carta: la mail è più veloce ed economica, ma ai giovanissimi anche la posta elettronica sembra vecchia, perché preferiscono i messaggi su Facebook o la chat via Msn. E se il vinile regge (come nicchia, ma con un numero crescente di appassionati), se il compact disc crolla anno dopo anno, la cassetta musicale è già sepolta sotto il peso del tempo.
Come il dio Crono, la tecnologia divora i suoi figli e sforna prodotti con cicli di vita sempre più brevi: così, alla fine, a diventare obsoleto non è un certo modello di telefonino, quanto semmai la persona che li ripara. Ecco perché sono diventati una rarità i laboratori dove far sistemare un tasto rotto, un display offuscato, un altoparlante che gracchia: è più facile (e spesso più conveniente) ricomprare l’apparecchio. Sempre che nel frattempo non sia diventato obsoleto lo standard con cui funziona: Betamax per le videocassette, Etacs per i cellulari, Scsi per le periferiche pc. Gadget e diavolerie elettroniche possono però vivere una seconda vita su eBay, perché il mondo è pieno di collezionisti a caccia di oggetti improbabili. Va peggio quando sono i programmi a diventar vecchi: i software più recenti non sempre garantiscono la compatibilità con le versioni precedenti, e nessuno può esser certo che tra qualche quel glorioso file di Word con la tesi di laurea possa essere ancora letto. Meglio salvare una copia del file in un formato più aggiornato, senza dimenticare che i Floppy disc si smagnetizzavano, ma nemmeno cd-rom e chiavette Usb durano in eterno.
Vecchio e nuovo
Obsolete diventano anche le abitudini: oggi che tutti hanno almeno un cellulare, chi va in giro con gli spiccioli o i gettoni per telefonare? Stanno diminuendo rapidamente pure le ricette mediche illeggibili, uno degli ultimi baluardi della scrittura a mano. Chiedere da accendere non è più il modo migliore di attaccar bottone, visto che il numero dei fumatori cala costantemente (qui, tuttavia, può sempre scattare una simpatia tra reduci), mentre da qualche anno ai concerti non sono le fiammelle degli accendini a illuminare gli spalti, ma i display dei telefonini. Il digitale rischia perfino di far invecchiare anche il concetto di proprietà, che gli Mp3 hanno ereditato da ellepì e compact disc: non serve più avere tanti file stipati nel computer, se è possibile ascoltare le canzoni in streaming da internet.
Prossimi a scomparire, tra una decina d'anni, potrebbero essere tastiere e mouse: il touchscreen esiste da tempo, ma è diventato comune col successo mondiale dell'iPhone, venduto finora in 43 milioni di esemplari. A marzo negli Usa (e qualche mese dopo in Europa) arriverà l’iPad, sempre di Apple, un piccolo computer che si comanda con le dita; poi il mercato sarà inondato da concorrenti e imitatori. Un vantaggio per tutti quelli che passano ore al computer: a diventare obsoleti non saranno solo tastiere e mouse, ma - si spera - anche dolori al polso e sindrome del tunnel carpale.
BRUNO RUFFILLI, La Stampa.it
3 commenti:
yu ganna roma....posteli più corti che tapiesse....
e porco duce ma che avete la tastiera automatica? io x scrive sti 2 post ce metto nà giornata.......sti rifondarolifilosoffffff
copia e incolla caro lobo.... copia e incolla....
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